Comunità Energetiche Rinnovabili (CER)
Produrre energia elettrica che rispetti i seguenti 4 requisiti: Pulita, a Km 0, Condivisa e Ottimizzata.
È l’obiettivo – raggiungibile – delle CER, le Comunità Energetiche Rinnovabili: un nuovo modo di concepire l’energia, le sue fonti e le ricadute sia sociali che per l’ambiente.
In sostanza, il vecchio modello centralizzato (poche grandi centrali che producono il fabbisogno collettivo di energia, da trasportare fino ai consumatori) è in progressiva evoluzione verso un nuovo modello, più efficiente e sostenibile, di generazione distribuita (tanti piccoli produttori in rete fra loro che traggono energia da fonti rinnovabili e vicino a dove serve), con il duplice obiettivo di ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e di avvicinarsi all’autonomia energetica, a vario livello (locale e nazionale).
Dunque, anziché una grande centrale (magari alimentata da fonti fossili) che produce grandi quantità di energia elettrica che poi va distribuita sul territorio, si ipotizza un grande numero di CER, ciascuna che produce ed autoconsuma una (relativamente) piccola quantità di energia.
Una CER infatti, è composta da un numero X di soggetti (privati cittadini, PMI, enti territoriali o autorità locali), i cui punti di connessione alla rete appartengono alla stessa cabina secondaria, che decidono di costituirsi volontariamente in forma giuridica allo scopo di produrre e condividere energia in forma collettiva (e di fruire dei relativi bonus).
In altre parole, uno o più dei membri della CER costruiscono un impianto fotovoltaico sul proprio tetto (diciamo da 15 kW/h), e vengono detti producer (se consumano anche l’energia che producono vengono detti prosumer) mentre coloro che sono solo consumatori vengono detti consumer.
Durante la giornata, l’impianto (o gli impianti) producono energia, che viene prima consumata localmente dai prosumer, poi – quella che rimane – viene immessa in rete, oppure (soluzione ottimale) viene immagazzinata in appositi accumulatori per essere consumata in altri momenti (ad esempio di notte, quando la produzione dell’impianto solare è zero).
Tutto questo non solo fa risparmiare sulla bolletta – come risulta evidente – ma garantisce dei bonus sia per l’energia immessa in rete, sia per l’energia condivisa con i membri della CER. Tanto più infatti i membri della CER saranno in grado di consumare l’energia prodotta tanto più il bonus sarà maggiore, e sarà condiviso tra tutti.
Ecco quindi che l’energia prodotta dalle CER soddisfa tutti e quattro i requisiti di cui si parlava in apertura:
- È pulita, in quanto prodotta da impianti fotovoltaici;
- È a Km 0 in quanto prodotta e consumata “sul posto”
- È Condivisa perché tutti i membri della CER ne beneficiano (ovviamente in proporzione al loro ruolo)
- È ottimizzata perché – facendo uso di accumulatori se ne utilizza la maggior parte.
A questo punto sorge spontanea la domanda: “OK, e quanto costa fare una CER?”
Senza dubbio l’investimento maggiore è quello dell’impianto fotovoltaico, poi ci sono le spese amministrative per la presentazione delle domande, quelle per l’acquisto e la messa in opera degli accumulatori, e quelle per la creazione della CER stessa. Inoltre bisogna individuare una figura (il Referente) che rappresenti la CER di fronte al GSE (Gestore Servizi Energetici) che poi è la figura istituzionale che eroga i bonus. Tutto questo ha logicamente un costo, a meno che…
…a meno che ci si rivolga a Sistematica ed i suoi partner, che attraverso una società ad hoc (Comunità energetiche Srl) hanno messo a punto un sistema integrato che comprende impianto, hardware e software in grado di realizzare quanto sopra descritto e fornirlo chiavi in mano ai membri, che (se vogliono) non devono neanche effettuare l’investimento iniziale.
A costo zero quindi, chiunque può fondare o partecipare ad una CER, rimborsando la propria quota in maniera rateale deducendola dai bonus che acquisirà dal GSE.
Per maggiori informazioni: www.energia-condivisa.eu oppure info@energia-condivisa.eu